IN ITALIA DIMINUISCE IL CETO MEDIO E CRESCE LA POVERTA'di Raffaele Bruno (Vice segretario Nazionale Vicario MIS conRauti)Tra ISTAT e Finanziaria, ecco la fotografia socialedell'Italia: meno ceto medio e aumento della povertà(siamo al 70 %...!) che si concentra soprattutto nelMezzogiorno.Andiamo per ordine. Gli Italiani poveri colpiti dallaFinanziaria, sono 4 milioni, nonostante le assicurazioni diBerlusconi e del suo governo.Questo fascia di cittadini ha un reddito al di sotto dei700 euro mensili. Per le famiglie medie, previsto un aumentodel reddito di 100 € annui. La pressione fiscale schizza al41,4 %.Ben quattro milioni dì italiani hanno un reddito al dìsotto dei 700 euro al mese e «sono le famiglie piùpovere e non usufruiscono dei benefìci» dellaFinanziaria.Per questi servono misure alternative, come più volteribadito dal Movimento Idea Sociale con rauti. Mi rendoconto non facili, ma che vanno individuate. Dei 4 milionidì lavoratori a basso reddito circa 1,5 vive in famigliein condizioni di disagio economico. Si tratta in prevalenzadì giovani con redditi da lavoro autonomo; ma bassiredditi da lavoro sono presentì anche tra i dipendenti conorari standard e a tempo determinato». Anche se i bassiredditi dichiarati anche dai lavoratori dipendenti possanoessere tali per evasione parziale nel caso di dipendenti chesvolgono un secondo e anche un terzo lavoro come "sommersi".Con gli interventi della Finanziaria ci sarà un aumento dicirca 100 euro l'anno del reddito familiare disponibile coneffetti, ovviamente differenziati a seconda delle tipologiedi famìglie, dispiegando nel contempo un moderato effettoredìstributivo. Le famiglie che avraranno vantaggiodall'operazione sull'Irpef sono quasi quattro volte dìpiù rispetto a quelle che saranno svantaggiate e circa 140mila nuclei familìaril usciranno dalla condizione dipovertà grazie alla manovra sulle aliquote. Ma per alcunidettagli tecnici dei provvedimenti, anche numerose famigliea reddito medio-basso verrebbero colpite dalla manovra,così come circa un milione di nuclei del decimo piùpovero non trarrebbero benefìci a causa di condizioni dinullatenenza, esenzione o incapienza.II nuovo livello di stima delle entrate tributarie per il2006 porta la pressione fiscale al 41,4% del Pil. la nuova«stima è più alta di due decimi di punto rispetto allaprevisione di luglio e più alta di otto decimi di puntorispetto al consuntivo 2005.La povertà rimane stabile in Italia. Nel 2005, come harilevato l'Istat nel suo rapporto annuale, le famiglie chesi trovano in questa condizione risultano 2.585.000, cioèl'11,1% delle famiglie residenti sul nostro territorio, nel2004 il tasso era dell'11,7%. A vivere in condizioni dipovertà nel nostro Paese sono 7.577.000, pari al 13,1%della popolazione.La soglia fissata come quella di povertà relativa per unafamiglia di due persone corrisponde nel 2005 a 936,58 euroal mese (+1,8% rispetto alla linea del 2004). L'Istat nonconsidera la lieve diminuzione di famiglie povere nel 2005significativa dal punto di vista statistico. Rispetto alledifferenze regionali, si conferma il divario tra Nord e Suddel Paese: il Mezzogiorno (24%)mantiene gli elevati livellidi incidenza raggiunti nel 2004 (quattro volte più altoche al Nord); a forte rischio anche le famiglie con cinque opiù persone, le famiglie i cui componenti sono in cerca dioccupazione e le famiglie con anziani.Tuttavia, rispetto alla condizione degli anziani il rapportoIstat segnala che la povertà si riduce significativamente.L'intensità della povertà (ossia la misura di quanto inpercentuale la spesa media delle famiglie definite povereè al di sotto della soglia fissata) nel 2005 è pari al21,3% (era il 21,9% nel 2004); questo valore indica diquanto in termini percentuali la spesa media mensile dellefamiglie povere, pari a circa 737 euro (era di 719 eurol'anno precedente) sia al di sotto della linea di povertà.Raffaele Bruno
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